Da quando è stato annunciato, il film “Joker” ha creato subito molto scalpore;
soprattutto dopo la nomina di Joaquin Phoenix come attore che avrebbe
interpretato il clown.
Le aspettative, inoltre, attorno al cinefumetto sono aumentate  in seguito alla sua
vittoria del 76° leone d’oro del festival di Venezia. Aspettative che vennero tutte
ampiamente soddisfatte.
Joker è un film molto particolare, perché, più che raccontare le origini di un
personaggio della DC Comics, è una pellicola che tratta le conseguenze delle
azioni di una società in decadenza, come quelle di Gotham, su una persona afflitta
da disturbi psicologici, situazioni nelle quali non è così raro imbattersi nella società
odierna.
Ci sono molteplici temi insiti nella pellicola, di cui due spiccano tra la moltitudine:
l’aiuto che la società dovrebbe riservare al singolo e la realizzazione della persona
non secondo i propri desideri, ma secondo i canoni imposti dalla società.
Nel primo caso il declino del protagonista inizia dopo che quest’ultimo non riceve
più il sostegno della sua psicologa, in quanto costei, anche se non lo aiutava nella
misura in cui lui ne avrebbe avuto bisogno, quanto meno lo stava a sentire.
Ci sono stati molti casi nella storia di persone divenute psicologicamente malate a
causa della mancata approvazione o sostegno in età infantile – adolescenziale da
parte di amici o parenti.
L’esempio più lampante è quello di John Wayne Gacy, alias Pogo il clown, il cui
nome viene dato, non casualmente, al cabaret in cui il protagonista di Joker, Arthur
Fleck, va ad esibirsi.
Ciò non è l’unico tratto che Arthur ha in comune con Gacy, infatti, questi
condividono esperienze analoghe quali un passato travagliato, abusi e
maltrattamenti da parte dei genitori, traumi psicologici ed il mancato reale e
concreto aiuto da una figura amorevole. L’unica differenza sostanziale tra Arthur e
John è che, come detto precedentemente, il primo seppur con dei limiti, aveva una
psicologa. Ma dopo il taglio di fondi ai servizi sociali, Fleck non ha più nessuno,
mente il secondo è sempre stato solo, non avendo ricevuto aiuto nemmeno dalla
madre.
Ciò dimostra quanto un aiuto, anche solo ascoltare, possa fare la differenza.

Quanto detto precedentemente dà credito al libro di Peter Vronsky dal titolo“
Ognuno di noi è un killer mancato “.
Essenzialmente Vronsky dice, già dal titolo, che ognuno di noi è un potenziale
killer, ma che, finché non si verifica un evento estremamente traumatico non
possiamo trasformare quella potenza in atto.
Il secondo tema evidente nel lungometraggio è la realizzazione dell’individuo non
secondo i propri desideri, ma secondo i voleri o le necessità dello Stato.
Fin dalle prime scene del film notiamo come il protagonista non si trovi bene né al
lavoro con i colleghi, né a casa con la madre.
Ha sempre coltivato il sogno di diventare un comico come l’idolo Murray, ma la sua
condizione lo fa sentire oppresso: ciò non fa altro che alimentare il suo sogno.
Come detto in precedenza, Arthur soffre di alcuni problemi, i quali lo portano ad
assumere comportamenti eccentrici come la sua risata, simbolo del Joker, o il
disturbo narcisistico della personalità, quale gli farà credere che lui sia al centro
dell’attenzione.
Il primo di questi due comportamenti sarà notato da Murray che, ritenendolo
divertente, lo invita in diretta Tv nel suo programma.
Il sogno del protagonista di essere notato inizia ad avverarsi.
Arthur, dopo una serie di azioni e reazioni, diventa il Joker trovando in questa figura
se stesso ed un pubblico che lo ammira.
Qualche giorno dopo l’uscita del film, la critica, il pubblico e la produzione hanno
temuto la possibile emulazione di alcune scene del film, come avvenuto nel 2008
con l’uscita di “Batman – Il cavaliere oscuro“, in cui delle persone vestite da Joker
sono andate nelle sale a sparare casualmente sulla folla.
Per far fronte a questa possibilità, negli USA è stato proibito il cosplay del clown ed
indicata un’età minima per poter accedere alla visione del titolo.
Joker è senza ombra di dubbio un gran film, che oltre a trattare temi reali fa provare
emozioni forti, ma va visto con, in questo caso, una mentalità molto critica.
È facile emozionarsi per qualcosa tanto da volerla riportare nella realtà, anche
senza cattive intenzioni, ma quando poi si presenta il danno nessuno vuole
assumersi la colpa. Perciò sarebbe il caso di riflettere per bene e non agire
d’impulso.